Testi tratti dal libro: I RIGOLA, scultori per il Duomo di Milano, © 2016, Scalpendi Editore, Milano.
Immagini: “© AVFDMi , Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano”.
Immagini: © archivio Rigola
Testi tratti dal libro: I RIGOLA, scultori per il Duomo di Milano, © 2016, Scalpendi Editore, Milano.
Immagini: “© AVFDMi , Archivio della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano”.
Immagini: © archivio Rigola
“Quando guardiamo il Duomo di Milano il nostro occhio ci riporta ad una immagine stilisticamente fusa pur consci che il complesso architettonico, statuario e decorativo è la risultante di un continuo susseguirsi di studi ed interventi secolari. Molte opere d’arte considerate minori costituiscono l’ossatura e la forza di coesione stilistica tra le diverse tipologie decorative del Duomo di Milano. Alcune di esse non sono ancora state oggetto di discussione, né sono state citate, né hanno avuto una trattazione critica nel corso degli anni, come le opere degli scultori Carlo e Luigi Rigola. A loro sono ascritte sculture importanti, come la base bronzea dell’Altare Maggiore, ma molte opere sono sconosciute ai più. I Rigola, come potremo vedere, hanno prodotto per il Duomo opere d’arte di grande importanza e lavori d’arte “minori” più legati alla tecnica di decorazione che hanno arricchito la Cattedrale e ci riportano al concetto iniziale di ossatura tra diverse espressioni artistiche, troppo spesso dimenticate.”
testo di Carlo Marelli
“Nel 1894 la Commissione artistica del Duomo di Milano bandì il concorso per la realizzazione del portale maggiore e l’incarico venne conferito a Lodovico Pogliaghi professore presso l'Accademia di Brera. Nel 1901 la Commissione dispose al Pogliaghi di modificare il progetto così da poterlo adattare all’ingresso rinascimentale pellegrinesco preesistente. Quest’ultimo risultava molto più alto e architettonicamente lontano dalle scelte formali già realizzate dall’artista. A questa fase progettuale, in particolar modo legata al ridimensionamento delle formelle, possiamo ascrivere la collaborazione artistica tra Pogliaghi ed i fratelli Rigola. Una stretta collaborazione, come ricorda Ugo Nebbia: “Pogliaghi ha saputo crearsi validi aiuti, trasformando sovente i migliori allievi in fedeli collaboratori. Ricordo tra questi perché siamo stati a suo tempo in buoni rapporti Carlo e Luigi Rigola, due fratelli, anzi due gemelli, così identici tra loro che era facile scambiarli”. Anche il pittore Aldo Carpi ricorda che “non poche volte il Pogliaghi assumeva come aiuti, e li faceva lavorare forte, i suoi stessi allievi; basti ricordare i fratelli Rigola, allievi di Brera, che molto lavorarono, sotto la direzione di lui, alle famose grandi porte in bronzo, che sono al centro della facciata del Duomo di Milano”. Nel battente di sinistra le formelle racchiudono gli episodi dolorosi della Vergine con al centro il medaglione quadrilobato contenente la scena della Pietà. Nel battente destro le formelle inquadrano gli episodi delle gioie della Vergine, ed al centro il medaglione quadrilobato racchiude in sé l'Assunta circondata da angeli festanti.
testo di Anna Molella
L’altorilievo modellato dai Rigola nel 1905 è stato successivamente scolpito dai marmisti del Cantiere del Duomo. I giovani scultori Rigola furono chiamati dal professor Pogliaghi a modellare nel gesso il disegno raffigurante il Padre Eterno affiancato dal Sole e dalla Luna. Nel riquadro marmoreo dalle grandi dimensioni, sei metri di larghezza ed uno di profondità, si può ammirare la figura del Padre Eterno benedicente e in essa l’alto valore artistico di questa composizione il cui fine ultimo resta quello di elevare il fedele verso il Cielo. Ai suoi lati il “pulchra ut luna”e “splendens ut sol” costituiscono una scena monumentale. Lodovico Pogliaghi, in questo caso, attinge alla simbologia Mariana: se il Portale Maggiore illustra i dolori e le gioie della Vergine e la cimasa la Gloria della Vergine, nell’architrave la Luna è la rappresentazione della Madre del Signore “bella come la luna” ed il Sole è suo Figlio, della cui luminosità è il riflesso “splendente come il sole”. Seppur ancora giovani e appena diplomati all’Accademia di Brera, tecnicamente Carlo e Luigi Rigola si sono fatti interpreti della lezione del maestro, trasponendo in gesso, in maniera formale e compositiva, un’idea abbozzata e soprattutto bidimensionale.
testo di Anna Molella
La modellazione degli stemmi oblatori conclude i lavori del progetto predisposto per la realizzazione di una vetrata dipinta in onore di San Carlo Borromeo, progetto a cui si stava lavorando fin dal 1894. La vetrata trova collocazione nel finestrone laterale del capocroce della Madonna dell’Albero, nel transetto di sinistra, e la sua realizzazione è resa possibile grazie alle oblazioni sostenute dalle nobili famiglie lombarde che vengono ricordate con la posa, sotta la stessa vetrata, dei relativi stemmi araldici. Siamo nel 1912 e sono anni che vedono impegnati gli scultori Rigola alla modellazione dell’Altare Maggiore e al coronamento della falconatura di facciata e, nonostante gli impegni contratti, viene loro affidata la realizzazione. I sedici stemmi applicati sono in gesso e pertanto potrebbero essere gli originali modellati dagli scultori Rigola. Il valore stilistico di questo intervento non ha rilevanza quanto le opere che li vedono impegnati in quegli anni all’interno della Fabbrica del Duomo, ed il loro intervento può essere riferito alla stima che a loro è concessa nella Veneranda.
testo di Carlo Marelli
Il rinnovamento artistico che di volta in volta impegnava gli scultori Rigola all'interno del cantiere milanese, giunse al culmine con la riforma stilistica dell'Altare Maggiore. Il 25 aprile del 1904 la commissione artistica decise di modificare l'aspetto estetico e materico delle parti laterali lignee dell'altare maggiore. L'architetto Moretti indicò come validi modellatori gli scultori Carlo e Luigi Rigola quali interpreti della nuova arte plastica, capaci di esprimere con la loro maestria le indicazioni e le proposte della commissione artistica. Il contratto tra la Veneranda Fabbrica e gli scultori Rigola venne stipulato il 13 febbraio del 1912. Testimonianza scultorea rimasta dell'opera è il gesso della testata sinistra dell'altare maggiore che si presenta in buono stato di conservazione e, grazie al lavoro di restauro eseguito nel 2008 in occasione della mostra Carlo e Luigi Rigola Scultori canturini, oggi trova posto nella sala degli artisti del Primo Novecento “La storia ed il Sentimento” nel nuovo Grande Museo del Duomo. Nell'altorilievo eseguito dai Rigola sono racchiusi tutti i precetti e le regole della modellazione plastica. Nell'opera di rinnovamento dell'Altare Maggiore, non va dimenticato il progetto di rielaborazione delle parti laterali dell'altare con le formelle di raccordo. La ricomposizione della nuova base non va a toccare il fulcro dell’altare maggiore, ovvero il ciborio con il tabernacolo di Pio IV e le lastre di rame sbalzate dei gradini realizzate dal Pellizzone; i Rigola idearono i pannelli bronzei di raccordo tra gli angeli delle testate fino ai gradini d’accesso al tabernacolo.
testo di Anna Molella
Nel 1805 Napoleone Bonaparte fu incoronato Re d'Italia nel Duomo di Milano. Per l’occasione diede mandato agli architetti della fabbrica del Duomo Giuseppe Zanoja e Carlo Amati di portare a compimento il coronamento di facciata. Come scrive l’ingegnere Gustavo Giovannoni il risultato fu infelice tanto da dover intervenire e promuovere un nuovo progetto architettonico. Alla luce di questo marcato interesse per il rifacimento del coronamento, gli scultori Carlo e Luigi Rigola furono chiamati nel 1913 a completare attraverso elementi decorativi aggettanti e a tutto tondo, i sostegni architettonici soprattutto del lato frontale del Duomo ed alcune parti laterali rintracciabili entro la prima campata sia di destra che di sinistra. Durante la campagna per il completamento delle decorazioni e statue degli anni ’30, fu riavviata la riforma della facciata e tra i mandati del 1939 si trovano diverse notizie relative all’operato degli scultori Rigola per la modellazione di soggetti decorativi che interessano soprattutto il coronamento del Duomo. Interessante il parapetto delle scale di facciata rivolto verso Palazzo Reale nel quale campeggiano una serie di piccole sculture.
testo di Anna Molella
Entrando dal portale centrale del Duomo e dirigendosi verso il lato destro, più precisamente arrivati davanti alla scala di accesso al Battistero, si scorge una lapide commemorativa. Il Comitato decise di istituire un fondo attraverso il quale innalzare una targa commemorativa in onore dell'ideatore della nuova facciata del Duomo, e vincitore del concorso mondiale, Giuseppe Brentano. Il Comitato affidò allo scultore Achille Alberti la modellazione di un bassorilievo collocato nel 1916 nella navata destra. La volontà espressa da Camillo Boito di allargare la dedica a tutti gli architetti illustri trovò riscontro nella proposta dell’Amministrazione della Fabbrica di affidare il compito di progettare la nuova targa marmorea all’architetto Luca Beltrami ed affidò ai Rigola il compito della modellazione. La lapide è costituita da tre elementi, due decorativi ed uno illustrativo del testo. L’elemento qualificante e posto al centro della lapide è il bassorilievo modellato dai Rigola che ha come soggetto la Madonna alla quale è dedicata la Cattedrale.
testo di Anna Molella
La determinazione da parte della Veneranda Fabbrica di portare a termine l’apparato statuario del Duomo, coinvolse gli scultori Rigola, ai quali venne affidata anche la modellazione delle figure in altorilievo di dieci profeti e di quattro figure bibliche che possiamo identificare nei personaggi scolpiti all'interno degli archi ogivali che fanno da coronamento alla falconatura centrale di facciata del Duomo. Nelle testimonianze documentarie d’archivio ritroviamo dattiloscritto l’elenco delle opere realizzate, correlato di una breve introduzione agiografica ai personaggi ritratti. Sette sono gli archettoni della falconatura centrale che accolgono le quattordici figure contrapposte tra loro e scolpite, a coppie, in un solo blocco di marmo di Candoglia. Di tutte le figure plasmate dai Rigola, rimane in archivio un’ampia sequenza di foto d’epoca, che ci hanno permesso di ricostruire l'excursus progettuale: dalle plastiline preparatorie, ai modelli in gesso fino alla trasposizione in marmo.
testo di Anna Molella e Carlo Marelli
Il 5 giugno del 1937 il mandato redatto dalla Reggenza della Fabbrica indicava la volontà di rinnovamento dell’area presbiteriale: “Progetto dell’Architetto della Fabbrica per la costruzione di una nuova cantoria nel retrocoro dell’Altare Maggiore del Duomo in conformità al voto degli esperti musicali”. Si decise di sovrastare centralmente l'originale coro ligneo cinquecentesco con l'ampia balconata dedicata alla Cantoria e all'organo corale. I lavori per la realizzazione dei diversi prototipi tenne occupati gli scultori Rigola per circa un anno. Nel soffitto sottostante il piano della balconata era intagliato il “celino”, opera che si sviluppa su tutta la superficie e che ha il suo fulcro nella parte centrale dove una schiera di angioletti in un gioco armonico, contorna la colomba in volo, emblema dello Spirito Santo.
I raggi divini che si irradiano dal centro della colomba verso l'esterno, sembrano essersi aperti un varco tra le nubi spumeggianti che si allargano sullo sfondo, simbolo della luce dello Spirito Santo che predomina sull'oscurità.
testo di Anna Molella
Nel 1935 all'interno del cantiere del duomo di Milano vennero intraprese nuove e più incisive campagne di rinnovamento e di intervento sia a livello scultoreo che decorativo. I fratelli Rigola, chiamati a dar voce della loro maestria all'interno del cantiere milanese, scolpirono la statua di S. Cecilia, collocata sul pilone settantasei sud, nella zona sovrastante il coro. Dell'opera, debitrice di quella fattura di matrice accademica e realistica, rimane anche il modello in gesso. Artefici del proprio lavoro gli scultori Carlo e Luigi plasmarono questa figura intatta, piena, monumentale, che fuoriesce dal blocco marmoreo così armonicamente modellata e che è tutta giocata sugli equilibri compositivi e gli effetti chiaroscurali. Essa rappresenta in maniera emblematica, l'opera ultima dei Fratelli Rigola circoscritta all'ambito ecclesiastico, tanto da essere una delle poche statue ad essere annoverate e considerata degna di attenzione dalla critica per la sua conformazione plastica e la resa scultorea, insieme a quella di Aldo Andreani che invece scolpì Santa Tecla.
testo di Anna Molella
In occasione della traslazione delle reliquie dei Santi dall'Arcivescovado al Duomo di Milano, avvenuta il 27 aprile del 1940, furono realizzate le nuove urne volte a contenere le sacre spoglie dei Giusti venerati in Duomo. L'incarico venne affidato agli scultori a gennaio dello stesso anno. Le urne interessate ad accogliere le reliquie sono ora collocate tutte nella navata sinistra. I fratelli Rigola, che modellarono le urne, svilupparono progetti nelle cui linee è possibile leggere contenuti simbolici e iconologici tradotti in forme artisticamente raffinate, pur nella stilizzazione e schematismo che l’opera richiedeva. Tutte e quattro le urne presentano la classica conformazione a cassa in vetro con coperchio spiovente, delineate da una struttura decorativa in bronzo che le differenzia. Le urne raccolgono le spoglie dei santi Arialdo ed Erlembaldo, San Mona, San Dionigi, San Galdino. Gli elementi decorativi modellati dai Rigola rappresentano Angeli in preghiera ad ali spiegate. Gli angeli adoranti si rifanno alla statuaria funebre sviluppatasi dalla metà dell'Ottocento e che si diffonderà per tutto il XX Secolo in occidente soprattutto nei cimiteri monumentali. Nelle urne, che Carlo e Luigi Rigola modellarono in gesso e di cui rimangono le testimonianze fotografiche, si nota il virtuosismo formale di due artisti che seppero infondere un tratto distintivo e stilistico alle opere realizzate nella loro fase artistica più matura.
testo di Anna Molella e Carlo Marelli
Nel 1923 l’ingegnere Giuseppe Ferrario, coadiuvato dall’astronomo Gabba, elaborò un progetto volto a correggere i difetti che impedivano il passaggio dei raggi solari attraverso il foro gnomico e propose una interruzione della falconatura esistente. Con i grandi lavori intrapresi dalla Veneranda Fabbrica dopo il 1935, l’architetto Zacchi elaborò una soluzione volta ad attribuire maggior dignità a quel “taglio” nella falconatura con un complesso scultoreo senza eguali in Italia. I Rigola vengono incaricati di modellare il complesso statuario “decorativo del foro gnomico” che possiamo ammirare nel Duomo sulla prima campata sud. In essa sono raffigurati i segni zodiacali, figure del tutto inusuali per un edificio ecclesiastico. Per eseguire la modellazione dei gessi di tutte le figure, i Rigola furono impegnati ininterrottamente dal giugno del 1940 al luglio del 1943. Visivamente la composizione scultorea risulta rigida nella struttura proprio perché segue una linea architettonica ben precisa determinata dall’incidenza della luce sul foro gnomico, ma a renderla movimentata vi sono i diversi segni zodiacali che si susseguono uno dopo l’altro sui due lati della falconatura. Partendo dall’alto si possono ammirare le figure umane dell’Acquario e della Vergine. Ai lati del sole nel parapetto compaiono, la figura di Galileo Galilei con il cartiglio “Eppur si muove” e di Niccolò Copernico con il cartiglio “La rivoluzione dei mondi”. Copernico, timido ma eccezionale promotore della teoria eliocentrica e Galilei, suo formidabile sostenitore, sembrano fare da coronamento all’opera scultorea, rammentandone lo scopo astronomico. Quest’opera fu l’ultima che essi eseguirono per il Duomo di Milano nella quale si legge chiaramente come la struttura architettonica e la scultura siano diventate un'unità stilistica inscindibile.
testo di Anna Molella