di Anna Molella *
Autori ormai affermati, Carlo e Luigi nel 1915 furono chiamati a portare la loro arte all’interno della Chiesa di San Marco di Milano per volontà di Monsignor del Torchio, che voleva onorare la sua carriera parrocchiale, giunta al 25° anno, con alcune opere di rilievo. Internamente i fratelli Rigola realizzarono la decorazione in stucco dei pennacchi della cupola settecentesca, progettata nel 1694 dall’Architetto Francesco Castelli. Le quattro figure modellate rappresentano gli Evangelisti che ricordano, per lo studio dei panneggi e dei corpi, i modelli della pittura italiana a cavallo tra Cinque e Seicento. Inseriti negli spazi ricurvi dei pennacchi della cupola, luogo simbolico della Chiesa nel quale il compito della decorazione a stucco è quello di abbellire e dare risalto alla struttura architettonica, i quattro Evangelisti, con una punta di classicismo per la postura, sembrano librarsi nell’aria adagiati su una nuvola vaporosa che funge loro da seduta. I gesti compassati di San Matteo e San Luca, immortalati nell’attimo in cui stanno scrivendo il testo sacro, e i volti espressivi di San Giovanni e San Marco, rivolti verso l’alto come se fossero stati attirati in quella direzione dalla luce divina, dimostrano il fine ultimo della decorazione che funge da tramite tra il messaggio religioso e il fedele. Anche i simboli dei quattro evangelisti, posti a lato o ai piedi di ognuno di essi, sembrano partecipare alla chiamata divina. Strutturalmente, per come sono stati concepiti, i quattro altorilievi presentano degli accorgimenti ottici, ravvisabili soprattutto nella sporgenza aggettante della parte alta delle figure, proprio per essere identificati anche dal basso, punto in cui si trova lo spettatore. Date le notevoli dimensioni delle figure e la complessità di modellare figure in stucco su superfici curve, complessivamente le proporzioni risultano equilibrate. L’alternanza creata tra i piani vuoti e quelli pieni ha portato ad un sapiente equilibrio compositivo dei volumi e dei valori chiaroscurali, sottolineato anche dalla componente coloristica spenta in alcuni punti e predominante in altri, con l’alternanza dei toni bianchi e oro che sottolineano alcuni oggetti, come i libri o parte dell’ornamentazione. Carlo e Luigi adottarono lo stesso principio compositivo per la decorazione dell’arco centrale del presbiterio, nel quale modellarono il simbolo della “Gloria divina” cinta da drappi e dalle figure angeliche.
L’esecuzione di entrambe le opere all’interno della Chiesa di San Marco da parte dei fratelli Rigola è supportata non solo da documenti d’archivio, ma anche da schizzi eseguiti a carboncino e fotografie dell’epoca nelle quali si distinguono i bozzetti in creta modellati da Carlo e Luigi che oggi sono conservate nella collezione privata della famiglia Rigola e che qui vengono esposte al pubblico per la prima volta.
*laureata in Storia dell'arte e valorizzazione del patrimonio artistico-Università di Genova- con la tesi I FRATELLI RIGOLA E LA LORO ATTIVITA’ IN LIGURIA