L’incontro con Lodovico Pogliaghi
I gemelli Rigola iniziano a frequentare l’ Accademia di Brera nell’anno scolastico 1896/1897. E’ del 21 Ottobre 1896 la domanda di ammissione al 1° Corso Preparatorio.
Una nota di segreteria indica “studia di scultore”.
Durante i corsi della scuola Superiore di Decorazione del1901 il loro maestro Lodovico Pogliaghi ben riconosce in entrambi la grande qualità di artisti, tanto da farne gli allievi prediletti.
Come scrive Ugo Nebbia:
“L’aver seguito le lezioni del Pogliaghi per molti è stata la migliore garanzia d’aver imparato bene il loro mestiere. Buon conoscitore degli artisti ed attento ai casi suoi, ha saputo crearsi validi aiuti, trasformando sovente i migliori allievi in fedeli collaboratori. Ricordo tra questi, anche perché siamo stati a suo tempo in buoni rapporti, Carlo e Luigi Rigola, due fratelli, anzi due gemelli, così identici tra loro che era facile scambiarli. Non conoscevo ancora Pogliaghi, ma imparavo a sapere abbastanza di lui, cioè del suo modo di lavorare e di vivere, solo da quanto essi mi raccontavano.”
Il maestro ha avuto grande influenza artistica su questi ragazzi diciottenni e i Rigola da “buoni scultori quali erano”[…]” si potevano quasi confondere col loro maestro”.
Pogliaghi nel 1902 iniziava la modellazione delle porte centrali del Duomo di Milano, e ben pensò di chiamare i Rigola ad affiancarlo in questa opera.
Ricorda Aldo Carpi: “Non poche volte il Pogliaghi assumeva come aiuti, e li faceva lavorare forte, i suoi stessi allievi; basti ricordare i due fratelli Rigola, allievi di Brera, che molto lavorarono, sotto la direzione di Lui, alle famose grandi porte in bronzo che sono al centro della facciata del Duomo di Milano”.
Rossana Bossaglia scrive: “Studiarono all’Accademia di Brera e furono allievi di Lodovico Pogliaghi tra i più amati; furono, appena diplomati, accolti nello studio del maestro, che li associò in importanti imprese come le porte del Duomo di Milano e per i sei Angeli che molti anni più tardi fece per l’altare maggiore del Duomo di Pisa.”
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