Al termine della lunga, interminabile, prima guerra mondiale ogni città e paese italiani, contavano a decine e centinaia le giovani vittime. Seicentomila vite erano state spezzate, tutte insieme, da una follia che aveva attraversato l’Europa: un’intera generazione era stata mutilata per sempre. La morte non aveva fatto distinzioni e anche la più remota località del Paese, anche quella più lontana dai campi di battaglia, aveva pagato il suo tributo di sangue. La guerra aveva annullato le distanze, le lingue, le abitudini e nel vortice dei trasferimenti per il fronte, aveva rimescolato il destino di milioni di individui. Una vena d’immenso cordoglio attraversò la nazione.
Fu in questo clima che nei mesi successivi la fine del conflitto, in ogni parte d’Italia, sorsero comitati per la commemorazione dei caduti sui campi di battaglia del Veneto, del Trentino e del Carso. Le manifestazioni di cordoglio culminarono essenzialmente nella realizzazione di monumenti ai caduti che, accompagnati dall’emozione generale, avrebbero dovuto solennizzare l’immensità del sacrificio compiuto e che per buona parte degli anni Venti impegnarono tenacemente i migliori scultori nazionali: fra questi i fratelli Rigola, i quali in diverse occasioni operarono nella statuaria commemorativa. Già all’inizio del 1919, a pochi mesi dalla fine della guerra, venne loro commissionata la realizzazione del monumento ai caduti di Rovellasca, nel Basso Comasco.
In seguito all’inaugurazione della statua di Rovellasca i due fratelli ricevettero l’incarico della realizzazione di un monumento a Zogno, nel Bergamasco.
Alcuni anni dopo la realizzazione dei bronzi di Rovellasca e Zogno, i Rigola sarebbero tornati a occuparsi dello stesso tema in occasione del concorso per un monumento ai caduti da realizzare nell’area del Broletto a Como, a cui parteciparono insieme ai giovani architetti Mario Asnago e Claudio Vender.
Tiziano Casartelli Carlo e Luigi Rigola Scultori Canturini , Comune di Cantù , Comitato Galliano 2007