Nella seconda metà degli anni Venti per i fratelli Rigola la pratica della scultura tornò a prevalere in concomitanza con i lavori comaschi.
Attorno alla metà del terzo decennio la Fabbrica del Duomo, su sollecito di Mussolini, decise di portare a termine la statuaria interna. Ai Rigola venne affidato il compito di eseguire la statua di Santa Cecilia, destinata al pilone 76 soprastante il coro, che i due scultori portarono a compimento tra la fine del 1938 e il 1939.
Il tema che impegnò i due scultori durante tutto l'arco della loro attività, ma che registrò un'intensificazione negli anni della maturità, fu la produzione per i cimiteri, alcuni veri musei a cielo aperto.
Oltre all'edicola Giudici (1905) realizzata al Monumentale di Milano, eseguono monumenti funebri a Meda, Appiano Gentile, Lissone, Cantù, Albiolo, Busto Arsizio e Chiasso.
Un discorso a parte merita invece una tomba nel cimitero di Menaggio per la quale realizzarono un grande Cristo bronzeo coronato di spine, mestamente adagiato nell'attesa del supplizio.
Fra le opere realizzate a Cantù occorre segnalare l'altorilievo di Vittorio Vergani ( fondatore dell'azienda omonima produttrice di tappeti che negli anni trenta contava 1000 operai) , eseguito nel 1927 e conservato presso la sede della Croce Rossa, ove è collocato anche il busto del giovane Vittorio Cattaneo, nipote del Vergani, deceduto nel 1935 a soli quindici anni. Per la famiglia Vergani realizzarono un bassorilievo bronzeo e marmo dedicato a Vittorio Vergani e destinato alla palazzina degli uffici dell'azienda.
Della fine degli anni trenta sono il Cristo in croce, il paliotto e tutto l'apparato decorativo dell'altare per il Collegio De Amicis, la cui composizione rivela la persistente capacità di rinnovare dall'interno i contenuti di quel classicismo di cui erano ormai i rari epigoni.
Durante gli anni della seconda guerra mondiale, su invito di Don Luciano Brambilla, realizzano una serie di figure per la chiesa parrocchiale di Cucciago destinate alla creazione di due amboni. Da una parte i "Santi del Cielo" con Sant'Arialdo a cui è dedicata la Chiesa, dall'altra i "Santi della terra" che sono i contadini con i loro strumenti di lavoro e la madre con i bambini. I gessi non vennero mai tradotti in bronzo, e di tutti i pezzi ora restano solo la madre e il contadino.
Decisamente diversa l'opera che realizzano per una casa di appuntamenti milanese: una scena d'amore tra un satiro ed una fanciulla. Alla flessuosità femminile i due scultori contrapposero l'aggressiva presenza della divinità mitologica dall'aspetto semi animale. La scultura è stata realizzata in bronzo.
Altre opere più legate all'apparato decorativo sono un ovale bronzeo raffigurante una scena di vendemmia per il negozio Alemagna di Milano e una coppia di levrieri, in gesso, che dovevano reggere un piano di cristallo.
Nell'ottobre del 1942, a seguito di bombardamenti su Cantù, Luigi morì.
Nei mesi successivi alla fine della guerra, Carlo realizzò l'opera che può essere considerata il suo lavoro estremo, una coppia di angeli reggi candelieri per la chiesa prepositurale di Lissone, opera che richiama inevitabilmente gli angeli modellati un ventennio prima per la Cattedrale di Pisa ed ancor precedentemente gli Angeli di Bussana, sotto la guida di Pogliaghi.
Carlo morì nel 1949.
Tiziano Casartelli Carlo e Luigi Rigola Scultori Canturini , Comune di Cantù , Comitato Galliano 2007